Un fulmine nero corre nel deserto dello Utah, il metallo sferraglia in un meccanismo fluido e rabbioso, il latrato del fischio lacera il silenzio del niente: siamo nel 1939 e la Union Pacific Challenger sta vivendo i suoi anni gloriosi.
Anche l’Europa in quell’anno sta correndo a gran velocità, con destinazione la tragedia: Adolf Hitler ha appena invaso la Polonia, Winston Churchill ha rotto gli indugi di fronte alla spregiudicata politica del Reich. È guerra, sarà un massacro lungo 6 anni.
Di tutti questi fumi neri, in questa parte di mondo, non c’è che un lontano sentore: i cittadini americani sono sotto i 150 milioni, meno della metà di oggi, e il Paese è grande, grandissimo, infinito. Per percorrerlo da Est a Ovest l’unica soluzione è il treno, vale sia per le merci sia per le persone. Ed ecco che, dal 1936, entra in scena la Union Pacific Challenger: una bestia costruita per cavalcare sfrenata in mezzo al nulla, oltrepassando il deserto dello Utah, bevendosi in un sorso le vette del Colorado e sbeffeggiando la desolazione dell’altopiano del Nevada.
CARATTERISTICHE TECNICHE – Un po’ di numeri per gli amanti del genere: oltre 37 metri di lunghezza (tender incluso), scartamento di 1,435 metri, diametro delle ruote motrici 1,753 metri.
Ma soprattutto, 486 tonnellate di peso tra motrice e tender a vuoto (a pieno carico, vanno aggiunti 25,4 tonnellate di carbone), lanciati a 120 chilometri orari grazie a un cavallaggio-vapore attorno ai 6400 hP.
Insomma, non esattamente una libellula: non a caso la Challenger sarà la prova generale per una delle più celebri motrici a vapore della storia, la Union Pacific Big Boy, che ne replicherà una serie di accorgimenti ingegneristici.
A proposito delle soluzioni tecniche, è giunto il momento di presentarvi un ingegnere francese di origine svizzera, Anatole Mallet.
Egli fu l’ideatore del concetto di “locomotiva articolata”, una soluzione che divideva il telaio portante di una locomotiva in due semitelai più piccoli, dando al mezzo una duttilità e una maneggevolezza nello stretto perfetta per adattarsi ai territori che Mallet conosceva bene, le Alpi svizzero-francesi.
Paradossalmente, una soluzione ingegneristica che prevedeva due carrelli motori – uno dei quali articolato, per consentire un migliore inserimento in curva – ebbe un successo clamoroso in un territorio dalle linee ferroviarie lunghe e prevalentemente pianeggianti come gli Stati Uniti. Questo perché il doppio telaio permetteva un incremento di potenza determinato dall’elevato numero di assi motori: si passava dai 5 assi motori al massimo (consentiti dal telaio rigido classico) ai due semitelai da 3 assi motori ciascuno, per un totale di 6 assi motori.
I MODELLI – Märklin propone per gli amanti delle locomotive a vapore e per gli appassionati delle ferrovie americane un modello della Union Pacific Challenger in scala H0 con estese funzionalità sonore, che si traducono in differenti rumori di esercizio: dal rifornimento nafta e acqua ai rumori di apertura e chiusura dei finestrini a scorrimento e del portello di ventilazione in cabina di guida. Tutti i 6 assi sono azionati dal motore, ed il corpo della motrice – come nella realtà – è capace di un elevato adattamento alle curve di tracciato (almeno 360 mm di raggio).
La cura dei dettagli è estrema: fanale di testa su locomotiva e tender, tabelle numeriche/luci di posizione illuminate con diodi luminosi LED (esenti da manutenzione) a luce bianca calda, ben due apparati fumogeni equipaggiabili in seguito. Il tutto, ovviamente, implementabile in assetto digitale e consegnato in una elegante cassetta di legno resistente agli urti. Un oggetto da collezione, in tutti i sensi: Märklin ha annunciato che la serie Union Pacific Challenger non sarà ripetuta.
Se invece si è interessati al modello in corrente continua, la Trix propone la sua versione della Union Pacific Challenger: un modellino ricostruito nella configurazione con il con tender a nafta e le condizioni di utilizzo degli anni ’50.
ACCESSORI – Se poi si vuole raggiungere il massimo grado di fedeltà, sono disponibili alcuni articoli correlati: dalla barra scacciabuoi da installare sulla motrice ai set di vagoni abbinati. Märklin ha infatti realizzato due confezioni, una da 5 vagoni e una da 3: nella prima troviamo 5 differenti carri merci (ciascuno con porte a scorrimento apribili, carrelli dettagliati, passerelle sul tetto, iscrizioni differenti), ciascuno confezionato singolarmente; la seconda è invece composta da tre Tank Cars di tipo costruttivo americano, utilizzati dalla Compagnia ferroviaria US Shipper’s Car Line e dotati di telaio di rotolamento in metallo con struttura traforata e dettagli applicati. Inoltre, sono disponibili dei cassoni porta ghiaia, un set di vagoni americani di diverse compagnie.