Siamo in Svizzera ad inizio degli anni ’30: da cinquant’anni è attiva un’opera ingegneristica con davvero pochi altri eguali al mondo.
È la Ferrovia del Gottardo, che collega Chiasso a Lucerna, nel cuore della Confederazione Elvetica: 206 chilometri scavati a suon di dinamite – inventata, guarda caso, pochi anni prima da Alfred Nobel – nella roccia durissima delle Alpi, gallerie che hanno richiesto un tributo di sudore e sangue, viadotti da togliere il fiato a immaginarli, a costruirli, a percorrerli. Un dislivello complessivo di circa 2605 metri.
Soprattutto, un traforo lungo 15 chilometri a 1.150 metri sul livello del mare. Oggi lo si percorre in 8 minuti distratti, ma pensateci un attimo: siamo a tre quarti del 1800, non ci sono ancora nemmeno le lampadine così come le conosciamo noi, la giornata di lavoro ha i limiti della fatica umana, e spesso anche un pelo oltre; chissà cosa pensa un montanaro svizzero a cui hanno ordinato “Basta pascolare le mucche, da domani tu vieni a picconare per far passare il treno”.
Il treno? E che diamine sarà mai un treno? E picconare cosa? La montagna? Mica pensate di riuscir a saltar fuori dall’altra parte, vivi!
Sì, in effetti il progetto è quello.
Sulla vita degli operai, sia sul versante italiano sia su quello svizzero, ci sarebbe parecchio da raccontare. Vi basti sapere che a un bel momento per sedare la protesta sempre più dilagante dovettero prenderli a fucilate, lasciando quattro morti sul terreno, e nemmeno così riuscirono a convincerli del tutto.
Ma quella è un’altra storia, per altri tipi di discorsi. La storia della Ferrovia del Gottardo invece prosegue, prosegue nei decenni, tanto che il traffico ferroviario aumenta. Aumentano i passeggeri, aumentano le merci coinvolte, servono treni più capienti. Ma con treni più capienti e più pesanti, le vecchie locomotive faticano, arrancano, non ce la fanno, non trainano, non vanno più bene.
È così che vede la luce il progetto SBB-CFF-FFS Ae 8/14, una classe di locomotive elettriche costruite per le Ferrovie Federali Svizzere da utilizzare sulla protagonista del nostro racconto, appunto la ferrovia del Gottardo.
Serviva infatti una nuova macchina per trascinarsi appresso i nuovi carichi sulle salite al 2,7% di pendenza: negli anni ’20 si era perfino arrivati a dividere i treni in alcune tratte per permettere la risalita ai convogli più impegnativi.
Con otto assi motore, sei ruote folli e un peso di 250 tonnellate, la Ae 8/14 fu costruita in soli tre esemplari, numerati 11801, 11851 e 11852: lunga 34 metri, larga 2,95 e alta 4,5 metri, era capace di sviluppare quasi 7.500 cavalli di potenza per una velocità attorno ai 100 km/h – sfruttabile dunque anche per le tratte passeggeri.
Una chicca di progettazione era una specie di “assetto variabile” ideato dagli ingegneri svizzeri per trasferire meccanicamente il peso dalle ruote folli agli assi motori, sollevando leggermente i tenditori con cilindri pneumatici.
Märklin e Trix hanno ripercorso tutta questa storia attraverso la loro riproduzione della Ae 8/14 numero 11801: colorata in verde abete, la 11801 è disponibile sia per i collezionisti in corrente alternata sia per gli appassionati in corrente continua.
Il modellino riproduce le condizioni di esercizio attorno al 1964, ed è pronto per l’utilizzo digitale con l’illuminazione regolata, le funzioni sonore e la movimentazione dei pantografi.
Costruita nel 1931, la 11801 aveva una trasmissione Buchli per asse motore molto simile alla SBB Ae 4/7: dismessa nel 1975, oggi è ancora perfettamente funzionante e conservata nella flotta delle Ferrovie Federali Svizzere.