La FS Gruppo 691 è la più bella, possente e potente locomotiva a vapore del nostro Paese: conosciuta anche come “la Pacific italiana”, fu il prodotto di un’idea ambiziosa di fine anni ’20.
Nei suoi oltre 30 anni di carriera è stata la protagonista del trasporto rapido nel nord Italia, in una corsa appaiata tra lo sferragliare delle sue ruote biellate da una parte e la incipiente elettrificazione dell’altra.
I filari elettrificati ne causarono il progressivo esilio, sempre più a est: nata per sfrecciare tra Milano e Bologna, terminò la sua vita operativa confinata nel Triveneto – tra Udine, Venezia e Cervignano – prima di diventare, nell’unico esemplare rimasto, un pezzo da museo.
Questa è la storia della locomotiva costruita per orgoglio nazionale, per non essere da meno di francesi e tedeschi: è la storia del rodiggio 2-3-1 Pacific e di come esso fu introdotto, con successo, anche nel piccolo Regno d’Italia.
IL SOGNO DEI 130 KM/H – A fine anni ’20 la rete ferroviaria aveva in teoria già raggiunto l’evoluzione tecnologica sufficiente a lanciare un convoglio oltre i 100 km/h.
La tratta prescelta era la più “facile” dal punto di vista geologico ed ingegneristico, quella via Emilia tutta dritta e pianeggiante che collegava i capoluoghi di Emilia Romagna e Lombardia.
Il problema, a questo punto, si spostava: abbiamo delle locomotive capaci di sfruttare appieno quella strada ferrata? Risposta dolorosa: no.
L’occhio cadde sul Gruppo 690, già in pieno servizio: le 690 erano state costruite tra il 1911 ed il 1914, ed erano state pensate già loro per abbattere il muro dei 130 km/h.
Obiettivo fallito, per due ragioni complementari: dapprima, la rete ferroviaria degli anni ’10 non riusciva a reggere quelle velocità; una volta messi a posto i binari, poi, ci si accorse che con le 690 si poteva arrivare fino a un certo punto (precisamente, 100 km/h).
Nel 1926 restava da fare solo una cosa: modernizzare anche le locomotive!
Per questo, la 690.016 venne presa e spedita a Firenze, dove gli ingegneri ferroviari decisero di intervenire radicalmente:
• Allungarono il telaio per alloggiare tutte le modifiche previste
• Installarono una nuova caldaia, presa in prestito dal gruppo FS 746
• Inserirono un preriscaldatore tipo Knorr, che si presenta come un cilindro orizzontale, inizialmente in posizione arretrata
• Sul lato destro fu montata una pompa Westinghouse
• Sperimentarono una serie di dispositivi atti ad aumentare la produzione di vapore in caldaia (iniettori a vapore di scarico e sifoni termici)
Se una macchina entra in un modo ed esce così radicalmente rinnovata, il numero seriale non può restare lo stesso: così vide la luce la prima Gruppo 691.
CARATTERISTICHE TECNICHE – Come detto, la Gruppo 691 utilizzava il rodiggio 2-3-1 di derivazione Pacific, era lunga oltre 22,5 metri e aveva una massa in servizio da 94.600 kg.
La velocità massima in servizio toccava finalmente i famosi 130 km/h, ed anzi la 691.011 raggiunse sulla tratta Vicenza e Verona la velocità di punta di 150 km/h (record tuttora imbattuto per una macchina a vapore italiana), mentre le medie di percorrenza oscillavano tra gli 85 e i 90 km/h.
LA FINE – La Via Emilia, a livello ferroviario, fu elettrificata nel 1938: le E 626 (di cui potete leggere la storia cliccando qui) resero superfluo il servizio della Gruppo 691, che venne dirottata sull’asse est-ovest della Val Padana fino al dopoguerra, principalmente la tratta Milano-Venezia (ma anche la Milano-Domodossola).
All’inizio del 1960 erano ancora in attività 5 esemplari del Gruppo 691, tutte concentrate tra Venezia e Udine. Anche dopo la dismissione ufficiale, qualche 691 rimase pronta all’uso come “locomotiva di riserva” in caso di guasti alla linea.
Ma alla fine del 1961, terminata l’elettrificazione tra Venezia e Trieste, le Gruppo 691 furono accantonate tra Voghera, Mestre e Treviso, per essere infine demolite tra il ’62 ed il ’63.
IL MODELLO – Oskar propone questo capolavoro dell’Epoca III nella sua versione 691.022: riprodotta con fanali a petrolio e ruote con cerchioni bianchi, la locomotiva è predisposta agli effetti sonori ed all’installazione del dispositivo fumogeno.
Lunga 260 mm ai respingenti, la trasmissione ad alta efficienza nascosta nel forno agisce sul terzo asse: può percorrere curve da 42 cm di raggio con la sua maestosa eleganza, fornitale da caldaia, telaio, praticabili, rodiggio e numerosi altri particolari realizzati in pressofusione di metallo.
Nella confezione, infine, si possono rinvenire tutti gli accessori per allestimento completo da vetrina.
CURIOSITÀ
• Nel 1939 la locomotiva 691.015 fu coinvolta in una collisione presso Milano con un ETR 200: ebbe la peggio e fu demolita
• Durante la guerra, la 691.008 e la 691.029 furono fatte deragliare dai partigiani in val d’Ossola, e terminarono così il servizio
• Alcune foto d’epoca mostrano la 691.019 mentre traina il Simplon Orient Express, servendo la linea Parigi-Venezia
• La 691.004 fu dotata di un curioso deflettore di flusso aerodinamico sul fumaiolo. Utilità pratica zero, ma comunque bel tentativo.
• Stessa utilità (appunto, zero) ebbe la carenatura aerodinamica di cui fu dotata la 691.026 per qualche tempo. Il catafalco non serviva affatto a migliorare le prestazioni.
• La 691.022, di cui abbiamo parlato oggi, è l’unico esemplare rimasto: è oggi esposto, in tutta la sua gloria, nel Museo della Scienza e della Tecnica di Milano.
Se siete amanti di questa locomotiva, potreste andare in pellegrinaggio nell’ex Monastero di San Vittore al Corpo: portatevi dietro il modellino Oskar, e scattate una foto a entrambe. Se il metallo ha da qualche parte un’anima, lo farete felice.
BIBLIOGRAFIA
• Nascita, evoluzione e fine delle locomotive “Pacific” F.S., utimo dei vari libri di Claudio Pedrazzini sul tema, ed. Aldebaran, 2013. con moltissime immagini
• Articolo di Claudio Pedrazzini su Mondo Ferroviario del 1996 (n. 122)
• Articoli si Erminio Mascherpa su i Treni Oggi del 1997 (n. 186, 187, 188)
• Articolo di Roberto Mattioni
• Wikipedia – FS 690
• Wikipedia – FS 691
Ottime recensioni complimenti Gabriele Mutti
Che bel commento fatto da un sincero amatore delle forrovie. Era il vanto della nostra ingegneria ferroviaria. Alla fine degli anni ’40 da ragazzo la vedevo passare sugli scambi di uscita della stazione di Brescia dove abitavo in testa all’Orientexpress. Da noi non fermava ma ci piaceva lo stesso vedere tutto il treno illuminato con gente elegante dietro i finestrini. Che bei ricordi, cordiali saluti EGB
Grazie Edoardo per il tuo contributo!
Bellissimo leggere i bei ricordi.
…della 691 possiedo il modello della Rivarossi di Como, nel tenerla tra le mani, o nel vederla muoversi sul binario, o nel guardare una foto della locomotiva vera, immediatamente percepisci la sua caratteristica principale: la grande potenza !…e ne resti affascinato; un saluto agli amici ferromodellisti. Giuseppe Noviello
Bellissimo, complimenti. Avete il tempo di percorrenza Milano-Venezia del rapido R25 degli anni 1930? grazie, Lorenzo Burti