La saga del Rheingold – Scopri come Märklin ne festeggia i 90 anni

Uno dei più bei trenini di sempre: il märklin rheingold in scala h0 è finalmente arrivato da artuffo modellismo. vi raccontiamo la storia di questo capolavoro!

 

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Mica avevano smesso di essere ricchi, negli anni ’20: nemmeno in Germania. Certo, la ricostruzione postbellica e la tragedia incipiente di Weimar davano da pensare alla classe media europea, sostanzialmente macellata, e soprattutto al variegato grigiore della classe più umile – divisa tra poveri, poverissimi e miserabili.
Ma la ricchezza è come quelle masse di gel imprigionate in un tubo colmo d’acqua: se il sistema è in equilibrio, è più o meno distribuita; se si inclina, si accumula tutta su un’estremità. E così, mentre il pane iniziava a costare qualche milione di marchi e le nubi del prossimo conflitto si addensavano sulle operose, umiliate e orgogliose città tedesche, c’erano anche altre esigenze da soddisfare: il turismo d’élite inglese, per esempio, che voleva affacciarsi alle bellezze alpine e mediterranee per sfuggire alla umidità atmosferica ed aridità esistenziale del clima oceanico.
Per questo, solo per questo, nel 1928 nacque il Rheingold.

“È in partenza dalla stazione centrale di Hoek van Holland il meraviglioso Rheingold, gentili signore e distinti signori. Vi preghiamo di accomodarvi nelle nostre lussuose carrozze e di godervi il tragitto: tra poche ore ceneremo sulle Alpi”.
La brumosa Hoek van Holland (letteralmente, “Cuneo d’Olanda”) era il punto di partenza, e non di arrivo, di questo convoglio pensato per concedere un viaggio adeguatamente dignitoso all’upper class britannica: non a caso, a bordo si parlava inglese.

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Una foto d’epoca del Rheingold – Clicca sulla foto per il modellino

A concepirlo era stata la neonata Reichsbahn, desiderosa di rimettere sulla mappa la Germania, orfana del disciolto Impero Prussiano: il prestigio che un’opera del genere avrebbe conferito alla Repubblica tedesca era indiscutibile, e questa operazione di marketing inconsapevole era stata suggellata da un nome visceralmente germanico, Rheingold, ovvero “L’oro del Reno”, per gentile concessione di Richard Wagner e della sua monumentale Saga dei Nibelunghi, vero e proprio formante culturale di almeno tre generazioni di ussari.

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Un manifesto in inglese per pubblicizzare il Rheingold

L’arrivo, invece, la Svizzera Verde: Basilea, e le sue opportunità di crocevia. La villeggiatura alpina, certo; ma perché non la Costa Azzurra, distante qualche altra ora di treno; oppure ancora l’Italia, Milano, Firenze, Roma, in una riedizione novecentesca dei Gran Tour, grande classico della cultura europea sin dal 1600.
Non per niente il Rheingold nel giro di 10 anni consentirà di partire da Londra alle 20.15 e arrivare a Milano attorno alle 24.00 del giorno successivo: il traghetto sbarcava i turisti inglesi a Hoek van Holland entro le 6.30 del mattino, orario di partenza del Rheingold; di qui, una maestosa risalita del Reno attraverso Utrecht, Duisburg, Düsseldorf, Colonia e finalmente Basilea con la potentissima locomotiva a vapore per treni rapidi Gruppo 18.5 e le quattro carrozze passeggeri, ovviamente seguite da un adeguato carro salone, con bagagliaio.
Milano la si sarebbe raggiunta poi con un treno svizzero, ma quella è un’altra storia.

La nostra, di storia, è realizzata in velluto, broccato, legni pregiati, cravatte sottili e sigari di importazione. Guardate lo splendore delle poltrone, la cura dei dettagli, lo sfarzo oggi impensabile su una strada ferrata: le carrozze crema e violetto erano le più lunghe vetture a cassa metallica dell’epoca, e dai finestrini panoramici si poteva ammirare la pianura olandese diventar Foresta Nera e poi montagna selvaggia.
Per il Rheingold verranno costruite venti carrozze e tre bagagliai. In analogia con le composizioni d’epoca, le carrozze venivano disposte a coppie, poiché una sola era dotata di cucina. Sicché ogni coppia era autonoma dal punto di vista del servizio ristorante, che veniva servito al posto.

Non guastava, poi, dare un dispiacere ai francesi della CIWL, la Compagnie Internationale des Wagons-Lits, che fino all’avvento del Rheingold deteneva il monopolio totale del turismo internazionale europeo: il Rheingold, dal canto suo, era invece organizzato e gestito dalla Mitropa, la compagnia internazionale per l’Europa Centrale.
Germania, Austria, Svizzera, Danimarca, Paesi Bassi, Ungheria, Polonia erano Paesi pezzenti, e da pezzenti dovevano esser trattati: per loro niente treni internazionali, niente agi, niente villeggiatura esotica, niente CIWL.
A tamponare questo ennesimo schiaffo aveva provveduto, dopo dieci anni dal mefitico Trattato di Versailles del 1919, proprio la Mitropa, e proprio con il Rheingold.

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Questo è il set completo del Rheingold nella confezione Märklin – Clicca sulla foto per il modellino

I 662 km di tratta furono percorsi innumerevoli volte, fino al colpo di mano della Seconda Guerra Mondiale: un treno per turisti, in un contesto politico in cui i padroni del treno vogliono annientare gli ipotetici passeggeri, non ha più molto senso.
Con uno scatto d’orgoglio, e di caparbia volontà di ricostruzione, alcune vetture del Rheingold – scampate alle requisizioni dell’esercito – furono ridipinte nel 1945 nella livrea originale e rimesse in faticosa, macilenta circolazione. Un cammino pietoso, con le marchiature “US Zone” sulle fiancate laterali e carrozze spogliate di mogano, comodità, lusso, per attraversare una Germania in macerie, con le Hauptbahnhof in rovina e tempi di percorrenza insostenibili: Hoek von Holland-Colonia in 22 ore di viaggio, e nessuna possibilità di andare oltre.

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Lo sfavillante Rheingold Märklin – Clicca sulla foto per il modellino

Ma per dirla con Federico Fellini, “Non si interrompe così un’emozione”, e il Rheingold ritroverà una dimensione nuova, seppur di minor cabotaggio, negli anni ’50.
Il Rheingold-Express esordisce nel 1951, composto da vetture ordinarie e a tratta ancora limitata. Nel 1958 (e cioè, solo 30 anni dopo la sua inaugurazione: ma che trent’anni!) il treno torna a chiamarsi Rheingold, trainato da un locomotore diesel, e gli succederà quindi la versione anni ’60 con vettura panoramica, livrea azzurro-crema e trazione elettrica e la funzionalità all’avanguardia.
Non stupisce il ritrovarselo tra i TEE pochi anni dopo, nel 1965, né il suo successivo declassamento a Intercity: il classico viale del tramonto di questo genere di convogli, chiamati a fare i conti con la modernità di un mondo inimmaginabile all’inizio del Secolo Breve.

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Carrozza di prima classe del Rheingold – Clicca sulla foto per il modellino

IL MODELLINO Questo articolo nasce per celebrare un modellino strepitoso, la versione 1928 del Rheingold prodotto in confezione completa da Märklin con una ricchezza di dettagli mai vista prima.
Un pezzo esclusivo, con lo sguardo allo straordinario: questo “90 anni del Rheingold 1928” è in edizione limitata a livello mondiale a 2.999 confezioni di treno, ed è un prodotto disponibile solo per i Märklin Insider con certificato di autenticità numerato sequenzialmente.

La scatola contiene una locomotiva a vapore per treni rapidi Gruppo 18.5 (numero di servizio della locomotiva: 18 527) con tender separato 2´2´T31,7 in colorazione di base nera/rossa, una carrozza per treni rapidi di 2ª classe con cucina, una carrozza per treni rapidi di 1ª classe senza cucina, una carrozza per treni rapidi di 1ª classe con cucina, una carrozza per treni rapidi di 2ª classe senza cucina ed un carro bagagliaio nelle condizioni di esercizio attorno al 1931.

Qui la versione Trix

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Carrozza bagagliaio del Rheingold – Clicca sulla foto per il modellino

L’apparato fumogeno è montato di serie, l’illuminazione della cabina di guida si completa con la luce tremolante nel focolaio e le funzione sonore sono al massimo livello.
Tutte le carrozze passeggeri, poi, sono realizzate con iscrizione “Rheingold” in rilievo ed equipaggiate di serie con illuminazione interna e lampade da tavolo illuminate.

Il Rheingold è disponibile anche in altre epoche,
altre versioni e altre scale:
clicca qui per scoprirle tutte.

Se i pezzi non sono disponibili, scrivi a giovanni@artuffo.com

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