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La Stella del Nord è un treno con una storia consistente, che affonda le radici nel periodo tra le due guerre mondiali: nel 1924 – anno del primo viaggio della Étoile du Nord, l’aria che si respira in Europa è strana. Nessuno vuole tornare in guerra, tutti sanno che è solo questione di tempo: il Trattato di Versailles del 1919 ha chiuso bruscamente la Grande Guerra, umiliando la Germania e gettando le basi per la catastrofe successiva.
“Questa non è una pace, è un armistizio per vent’anni”.
(Ferdinand Foch, ufficiale francese, 1920)
Come è andata a finire, lo sappiamo tutti: effettivamente, la tranquillità europea durò due decadi esatte. Ma in vent’anni c’è lo spazio per rialzarsi, ricostruire, progettare, addirittura concedersi il lusso dell’ottimismo – per quanto venato da una ineffabile angoscia.
Così il mondo tenta di proseguire il cammino: si diffonde l’utilizzo della radio, un giovane disegnatore americano realizza un cartone animato con un personaggio di discrete prospettive chiamato Mickey Mouse, Charles Lindberg sorvola l’Atlantico atterrando proprio a Parigi, Alexander Fleming inventa la penicillina, il primo antibiotico della storia.
Se non fosse per la politica, le notizie sarebbero entusiasmanti; ma l’Italia dal 1922 è fascista, in Germania Hitler ha pubblicato un libro violentissimo intitolato Mein Kampf, Stalin ha conquistato la guida del Partito Comunista Russo e ha iniziato ad applicare il metodo delle “purghe”, che si traducono in migliaia di morti.
La gente comune avverte la tensione, e ciononostante si ostina a vivere, e godere dei progressi scientifici e tecnologici. Un esempio, appunto, è l’istituzione di un treno per collegare due grandi capitali dell’Europa occidentale, Parigi e Bruxelles – e già che ci siamo, dal ’27 allunghiamo fino ad Amsterdam.
Nasce il progetto della Étoile du Nord, un treno espresso con origine la stazione di Paris – Gare du Nord e con destinazione Amsterdam Centraal Station: viene presentato al pubblico con questo meraviglioso manifesto, elegantemente Art Nouveau.
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Il lusso è percepibile, fin dalla réclame: due poltrone in velluto blu poggiano sulla moquette a losanghe, un distinto gentiluomo in abito scuro e baffo appena accennato sfoglia un quotidiano – chissà quale: Le Monde? Paris Soir? Le Figarò? – mentre un’adorante signorina è delicatamente poggiata al tavolino da caffè. Il suo cappellino modaiolo nasconde un taglio di capelli corto, a caschetto, sembra un omaggio alla moda di Coco Chanel, semplice e raffinata. Sullo sfondo un mulino a vento è più di un dettaglio: siamo nel bassopiano olandese, i tulipani prima o poi fioriranno, la ricchissima Amsterdam sta per comparire all’orizzonte.
![La stazione di Paris - Gare du Nord - Étoile du Nord](http://blog.artuffo.com/wp-content/uploads/2018/01/Paris_gare_du_nord_4_bis-300x287.jpg)
La Étoile du Nord era “firmata” da compagnie ferroviarie di eccellenza, ed aveva solo carrozze di prima classe targate Chemìn de Fer du Nord, compagnia ferroviaria nazionale del Belgio, Nederlandse Spoorwegen e Compagnie Internationale des Wagons-Lits.
Le poche fermate (tra cui Rotterdam, Bruxelles e Anversa) qualificavano la Étoile du Nord come Rapide.
Sospesa nel ’39 per lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, la Étoile du Nord ritornò a correre sui binari nel ’46, per diventare sin da subito (1957, anno di fondazione) uno dei Trans Europe Express.
![Il Märklin 26608 dedicato all'Étoile du Nord: clicca sulla foto per scoprirlo in Scala H0!](http://blog.artuffo.com/wp-content/uploads/2018/01/26608-300x123.jpg)
In questo modellino Märklin il sincretismo ferroviario della Étoile du Nord come appariva nel 1974 risalta in ogni elemento: la motrice è una locomotiva per treni rapidi Serie CC 40100 delle Ferrovie Francesi dello Stato (SNCF); le carrozze (realizzate in acciaio inossidabile INOX) sono composte da un vagone a salone A8tu delle Ferrovie Belghe dello Stato (SNCB/NMBS), un vagone a scompartimenti francese A8u (SNCF), una carrozza ristorante ed una carrozza con generatore e compartimento di servizio.
![Foto d'epoca dell'Étoile du Nord: clicca sulla foto per scoprirlo in Scala H0!](http://blog.artuffo.com/wp-content/uploads/2018/01/6a00e0099229e88833019b0318b142970d-700wi-300x186.jpg)
Il nome Étoile du Nord (che è magnifico, evocativo, signorile, suadente, azzimato) oggi non esiste più, ed è un peccato. Nel medioevo si diceva che “stat rosa pristina nomine”, e se anche nessun treno si chiama più Étoile du Nord non è un gran problema, nel momento in cui la tratta è e resta coperto da un treno del gruppo Thalys. Ma non è così semplice.
Accontentarsi del fatto senza ricamarci sopra, accontentarsi del servizio senza dargli un nome unico, un nome dal suono raffinato, è illudersi che basti la realtà a farci vivere bene. No, invece: le suggestioni servono, come servono le leggende e le favole. Servono a creare, strutturare una simbologia, una genealogia, un orizzonte di radici.
Queste radici raccontano tutto: raccontano che andarsene su un treno superveloce da Parigi ad Amsterdam non è una banalità, ma una storia lunga quasi un secolo – e che secolo, il ‘900!
Farne a meno implica rinunciare a tutta una serie di significati: perdere questo genere di cose non è mai un affare.
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Notizie interessanti. Complimenti